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Il ritorno dell'oro 29.04.2016

               Il ritorno dell'oro

Oro

 

I primi due mesi del 2016 rappresentano una svolta per quel che concerne l’oro, spinto da vari fattori: le turbolenze che assillano le Borse mondiali, la decisione della FED di abbandonare gradatamente il “tasso zero”, la situazione economica di parecchi Paesi che nonostante le iniezioni di liquidità non decolla, l’inflazione che non arriva e che agli Stati indebitati oltre misura servirebbe, come vedremo in seguito, per diminuire o azzerare il debito pubblico, i prezzi del petrolio e delle materie prime in discesa libera, la situazione geo-politica in Medio Oriente e in Africa e oltre un milione di persone che fuggono dai loro Paesi in guerra, dalla fame  e dalla mancanza di lavoro. Dall’inizio dell’anno la situazione è cambiata e gli investitori stanno tornando verso l’oro che da dollari 1061.- l’oncia a fine 2015.- è arrivato a dollari 1233.- il 29 febbraio 2016. 

Il dollaro che attualmente “domina” ancora la politica monetaria mondiale è una valuta cartacea che regge unicamente sul fatto che gli Stati Uniti sono o sembrano di essere una solida potenza mondiale. E’ molto importante approfondire qual’è la situazione attuale dal punto di vista economico e finanziario di un Paese che da un secolo grazie allo “strapotere del dollaro” controlla e vuole controllare l’economia mondiale. Da decenni la politica monetaria a “tasso zero” e “interessi negativi” degli Stati Uniti che ritengono il dollaro sia la “riserva valutaria mondiale” e un “porto sicuro”, hanno continuato a “stampare” dollari senza ottenere una forte crescita dell’economia, né un cambiamento della tendenza per quel che concerne la tanto desiderata  “inflazione”,  l’arma ideale per “azzerare” il debito pubblico, come già hanno fatto in passato. L’economia statunitense ha avuto dopo la crisi dei Subprime una discreta ripresa, migliore di quella di quasi tutti i Paesi industriali, ma ancora fragile e “drogata” da continue iniezioni di valuta cartacea. Ma quello che fa paura è il “Debito Pubblico” (Gross Public Debt)  della Nazione che al 31 dicembre 2015 era di dollari 18'100'000'000'000.-  ( 18,1 trillion ),  ossia dollari 58’186.- per ogni persona residente negli Stati Uniti, dal nascituro all’ultra-centenario.  All’enorme somma che supera da sola il 100% del PIL vanno aggiunti i Debiti dei Singoli Stati ( State Debt ), quelli degli Enti Locali ( Local Debt ), delle cosidette Agenzie ( Agency Debt ),   della Sicurezza Sociale ( Social Security ) e le passività fluttuanti ossia Previdenza Sociale e Medicare.

Non dobbiamo dimenticare che  quando Barack Obama è diventato Presidente  il Debito Pubblico ( Gross Public Debt ) era di 10,6 trilioni ( diecimilaseicento miliardi) di dollari. Secondo il Budget fissato e approvato dal Congresso per il 2016, quando a novembre lascerà la Casa Bianca sarà di 20 trilioni ( ventimila miliardi ) di dollari.

Da tempo si sta delineando la volontà di parecchi Paesi di abbandonare l’aggancio della valuta locale al dollaro.

 

Arrigo Ghisletta, 29.4.2016                                            continua ….

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